Come tutti sapete, la mia unica passione (oltre alla pizza) consiste nel dire cattiverie su donne belle e famose dello star system le quali sono riuscite nell'intento che io ho mancato nella vita: guadagnarsi (bene) da vivere uscendo di casa vestite carine e sorridendo ai paparazzi. Ma ci sono momenti in cui anche una vecchia brontolona e invidiosa come la sottoscritta deve fare un passo indietro. E questo passo, sono disposta a farlo solo per lei... Kate, l'unico essere di sesso femminile vivente per cui la definizione di "icona" conservi ancora un senso.
Quand'ero un'adolescente che non distingueva il bene del male, non riuscivo a capire cosa ci potesse trovare il resto del mondo in quel ragnetto scarnificato, con gli occhi distanti, i lineamenti irregolari e i capelli castani. D'altronde all'epoca ritenevo giusto indossare i perizoma e farmi i colpi di sole rossi....
Quel "ragnetto" rappresentava però una piccola rivoluzione per l'epoca. Il suo sguardo sbilenco, la sua aria acerba e fragile, le sue misure ridicole sembravano sussurrare al glitterato mondo della moda un sarcastico "you know what? I don't care".
Chissene se sono alta la metà della più bassa delle top model in circolazione! chissene se ho 2 brufoli al posto delle tette! chissene se sembra sempre che stia sul punto di morire di fame e se la gente dice di me che sono anoressica! chissene se sono sexy come una stampella! perché la bellezza, la grazia, l'eleganza, il fascino non sono rinvenibili in un canone matematico, in una sezione aurea del corpo umano.
Direte voi "Corcazzo! è facile fregarsene del giudizio altrui ed essere in pace con se stesse quando pesi 3 kg e una vigorsol". Ma vi sbagliate perché quando questa ragazzetta scheletrica è spuntata fuori dalla periferia di Londra il concetto di bellezza imperante era un po' diverso da quello odierno e includeva gambe muscolose, seni prorompenti e almeno un minimo sindacale di fianchi. Insomma, anche se adesso non è più così, tutti noi conserviamo nella memoria il ricordo di un'umanità per cui la taglia 42 rappresentava la perfezione femminile e non l'anticamera della Dukan.
Anzi, per dirla tutta, Kate è stata l'antesignana di quel nuovo standard di bellezza che 20 anni dopo dilaga penosamente tra le divette del web, la cui autostima dipende dall'ampiezza del proprio thight gap. Ma onestamente non credo che fosse nelle intenzioni di Kate determinare siffatto risultato. Ritengo che all'epoca fosse piuttosto impegnata a fare sesso selvaggio con Johnny Depp e che la ridefinizione dei gusti dell'umanità non rientrasse tra le sue priorità...
Lungi dall'essere perfetta, tanto fisicamente quanto eticamente, Kate vanta però un altro merito a mio modesto parere molto raro... quello del silenzio. La ragazza ha fatto del "vivi e lascia vivere" la sua filosofia. Lei conduce la sua vita come meglio crede, rilascia pochissime interviste, non parla mai di sé, non dà consigli di stile o di bellezza, ci risparmia l'ipocrisia dei mea culpa mediatici e continua a fare esattamente quello che le pare come le pare e con chi le pare senza rompere le palle all'umanità. Credo che in questo risieda il fascino di Kate... nell'impossibilità di conoscerla, nella capacità di restare un oggetto misterioso e lontano. Di lei ci è dato sapere solo ciò che l'obiettivo di una macchina fotografica riesce a catturare e nient'altro.
Oggi Kate non è più la Lolita portavoce dell'estetica grunge, ma una neoquarantenne che sta già visibilmente invecchiando... e anche piuttosto male! I rotocalchi si divertono a pubblicare sue foto in cui c'è ora una tetta cascante, ora una chiappa raggrinzita, ora una pancetta alcolica. Ma lei continua a non fare una piega e a condurre lo stesso stile di vita sregolato e malsano che l'ha portata ad essere molto più giovane di Linda Evangelista e molto peggio conservata (fumo, droga, alcol, hard partying, abbronzatura estrema e chi più ne ha più ne metta). Inoltre la signora Moss, sebbene non disdegni che le si applichi Photoshop a scopi professionali, a differenza delle sue colleghe rifiuta i ritocchini chirurgici e si tiene tutto - cellulite, rughe e macchie solari comprese. Mi piace pensare che al riguardo la pensi come la Magnani, la quale ai truccatori chiedeva di lasciarle tutte le rughe al loro posto, avendo impiegato una vita intera per procurarsele. Ora io sarò pure limitata, ma in un mondo dove perfino professionisti sulla settantina di fanno stirare come camicie di batista e nessuno accetta serenamente l'ineludibilità dello trascorrere del tempo, non posso non plaudere a una donna stupenda che si lascia invecchiare portando con sé fieramente zampe di gallina e un filo di cellulite.
Ed è quindi non tanto per la sua bellezza o per il suo innegabile gusto in fatto di stivali che voglio rendere omaggio a Kate nel suo quarantesimo genetliaco, ma per il suo coraggio nell'affrontare la celebrità con le proprie regole, nel maltrattare quel corpo che pure l'ha resa ricca e famosa, nel lasciarlo divenire ciò che deve essere senza paura o rimpianti, nell'essere sempre fedele a se stessa. E' per questo che... THERE IS ONLY ONE KATE IN LONDON.
...il suo onnegabile gusto in fatto di stivali: bellissimo! (E vero...)
RispondiEliminaStefi